Presentazione Il numero e la simbologia della sua rappresentazione, attraverso piccoli insiemi di materia dapprima percettibili, poi man mano sfumati nella loro pseudocaoticità o iperdeterminismo.. Un presupposto di teoria percettiva molto chiaro e sottile nelle opere di Rita, che fa riferimento al fatto di come il cervello abbia difficoltà a distinguere più di cinque simboli simili vicini: infatti provate con uno sguardo a dire se è più grande ||||||||| o |||||||||||; più semplice dirlo se scritti come IX e X, da lei rifiutati.. Scelta fondante di un sistema complesso che tuttavia non impone una lettura analitica, anzi, rifugge tutto ciò che è precostituito, diremo per collocarsi in una vaporosità di flussi, ognuno con elevata energia cromatica e spaziale.. Partendo da questo assunto dovremo provare a collocare la ricerca di Rita, che al contempo vede nel numero la massima astrazione possibile della propria essenza artistica e d’altro canto ne è condizionata fino a fare di questa l’abecedario simbolico di micro-mondi e macro-sfere in quel terreno assai frequentato della geometria simbolica e della sua rappresentazione matematica… Un’idea del concetto polimorfico e primitivo che segna l’ante-rem, l’in-fieri tacitamente segnato nel nostro percepire, nel suo dire, che deriva dall’antica abitudine di rapportarsi col segno portatore di energia proiettiva e permutabile.. segno come luce-colore, luce-silenzio, colore-significante, forma come ipotesi di geometrie note e inconsuete.. Perenne è la capacità di andare verso la direzione del dibattito e dello scontro nel suo porsi: sintomatica è la convivenza delle tensioni artistiche più diverse, che nella sua genesi-ricerca riaffiorano costantemente, dando vita a nuova linfa e nuove tensioni ed interazioni.. Così la simbologia grafico-permutabile nella serie degli haiku, sorta di interazione perenne fra luce-suono-segno-mondi iperreali, la magia imprevedibile delle relazioni geometriche elementari, o la retro-azione del primitivismo nei 4 elementi sacri, resi plastici da freschissimi acquerelli, il desiderio di riscoprire i miti (la dea madre) con preziose fatture in terracotta, l’utilizzo di nuovi materiali, piegati a forme sensibili (rivitalizzati) dopo la loro morte ineluttabile.. Quasi una moralità ecologica.. Un ritorno al concettuale, che potremo paragonare solo in parte con le Mostre sul Giappone del ’56-’58 a Torino, o con l’Arte povera degli anni 60 poiché tecnica e semplice-complessità ora assurgono a motore percettivo e semantico, non ponendosi in alcun modo come derivazioni del tessuto sociale-economico, al contrario liberandosi con gioia da un substrato facilmente deviante e collocabile.. La grande sperimentazione sta nel gioco del porsi, nella vitalità quasi di adolescente-in-cammino verso un’artigianato-arte che è gioia del gesto, suo studio, suo trasformarsi.. Grande vitalità senza necessità di una causa apparente sociale o politica.. L’esserci “ora-e-qui” come valore espresso dal gesto, l’apparentarsi con il sistema percettivo dei fruitori attraverso un transfert dinamico modulato impercettibilmente, simbolicamente.. Come non leggere i suoi lavori se non attraverso codici iniziatici? Come non pensare questi codici fuori del contesto degli elementi archetipici che l’Artista pone a base del sé volando sopra l’Umanità ed accomunandola nel sentire? Come non leggere nella sua numero-logia l’intera storia delle divine proporzioni che da Fidia a Leonardo, da Dufay a Xenakis hanno reso grandi i sistemi di pensiero sotto la legge del numero posti? Avrete modo, parlando con lei, di notare come l’onnipresente devozione verso la divina proporzione sia solo l’esito dello studio e dell’amore dei grandi del passato e come questa si riveli ora esplicitamente nella serie di Fibonacci, che perfonde, facendone essenza cristallina, la Natura nelle sue cose.. E’ l’amore incondizionato verso gli animali e le piante che ha generato questo profluvio di energia.. Badate, siamo di fronte ad una supernova, nulla e nessuno potrà ostacolare il suo espandersi nell’Universo, proprio perché quello le dà forza.. Chi ha letto volutamente senza presentazione le sue ultime opere è caduto in una rete percettiva ricca di fili sottili perciò piacevole, ammaliante e guerriera, ma che lascia illesi.. Diremo cattura e libera, restituendo a chi ne fruisce il porsi in un contesto sociale che potrà ridisegnare l’etica a partire dalle radici, dal buono e saggio che Rita trasmette. Claudio Vaira
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Accademia di Belle Arti - Carrara |